L’ANCI su accoglienza e integrazione degli alunni immigrati

Audizione ANCI alla Camera 2 dicembre 2009  

In sede di audizione alla Commissione Cultura della Camera sul tema “Indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza di alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano“, l’ANCI ha proposto un documento che è importante conoscere e divulgare.

Negli ultimi anni il numero degli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane è salito in modo repentino, tanto che siamo arrivati ad una presenza di circa 650.000 studenti stranieri, secondo le stime del MIUR nel febbraio 2009.

Sono soprattutto i Comuni del centro-nord ad avere il maggior numero di alunni stranieri, sia in cifre assolute sia in percentuale, superando l’8% della popolazione scolastica.
La Lombardia è tra le regioni con il più alto numero di alunni non italiani, insieme all’Emilia-Romagna, al Veneto, al Lazio, alla Toscana.

Di fronte a questa situazione scrive il documento: “L’esperienza maturata dagli Enti Locali che hanno più efficacemente praticato politiche di accoglienza, anche secondo quanto emerge dalle ricerche condotte dal Ministero d’Istruzione, ci dice che l’inserimento scolastico dei bambini e dei ragazzi immigrati stranieri richiede decisioni diverse sul piano burocratico, organizzativo, relazionale, comunicativo e didattico”.

E continua: “I Comuni hanno rilevato che più difficile risulta l’accoglienza e quindi l’integrazione, nelle situazioni in cui nelle classi si concentra un’alta presenza di cittadini non italiani, mentre la varietà delle cittadinanze non esercita un effetto negativo”.

Dall’esperienza dei Comuni viene altresì l’osservazione che l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua, elemento cruciale per la riuscita di qualsiasi percorso di integrazione, deve poter contare su risorse e modalità organizzative mirate, che possano evidenziare anche le competenze di cui l’alunno è già in possesso.

Sono molti i Comuni ad elevata presenza di popolazione migrante che concorrono a favorire l’integrazione scolastica degli alunni stranieri con la creazione di laboratori linguistici attrezzati. Ma, si lamenta l’ANCI: “A fronte di una crescita così rilevante dei numeri e quindi dei bisogni, non si registra un’assegnazione alle scuole di personale docente dedicato”.

E continua: “La presenza di docenti per facilitare l’integrazione scolastica è vicenda già trattata dall’Anci, nell’ambito degli emendamenti proposti al decreto 59/2004 (…). Purtroppo, il Governo ha preso in considerazione solo la condizione dei disabili, non accogliendo le nostre preoccupazioni in relazione alle situazioni di difficoltà e di disagio”.
Di conseguenza, la normativa sulle dotazioni organiche non contiene alcun riferimento al numero degli allievi stranieri, lasciando pertanto insoluta la problematica, mentre invece andrebbe potenziata la presenza di insegnanti specializzati L2.

Secondo l’ANCI “La mancanza di indicazioni specifiche a livello nazionale che sostengano, anche finanziariamente, le singole azioni degli Enti Locali, oltre a dimostrare come la questione dell’integrazione scolastica non sia ancora stata assunta come prioritaria dall’amministrazione centrale, impedisce che il livello dei servizi sia uniforme in tutto il Paese. C’è, in altre parole, un problema di discriminazione, che comporta che l’accesso a determinati servizi dipenda dal territorio in cui emerge il bisogno.”

E ancora: “Va rilevato come nonostante i molti interventi dei Comuni, effettuati con risorse proprie o integrate da contributi regionali, i risultati scolastici degli alunni stranieri siano mediamente inferiori a quelli degli alunni italiani.

I ritardi scolastici aumentano nei vari anni di corso: infatti se gli alunni in situazione di ritardo scolastico sono il 12,3% sul totale di quelli con cittadinanza non italiana all’età di 7 anni (5.163 in valore assoluto), arrivano ad essere il 63,7% a 13 anni (21.875) fino a raggiungere il 100% a 19 anni (9.838).”

Queste le priorità indicate dall’ANCI

–         Il principio dell’equa distribuzione degli alunni stranieri nella formazione delle classi, va declinato anche a livello di plessi scolastici, e questo implica azioni delle scuole in rete. Il problema andrebbe affrontato nel quadro di un “Piano nazionale per l’integrazione” che preveda: 1. la definizione di piani urbanistici che prevedano insediamenti abitativi più equilibrati tra cittadini italiani e cittadini stranieri;

2. la messa a sistema delle buone prassi in materia di integrazione scolastica degli alunni stranieri;

3.  l’attivazione di dispositivi di coordinamento e monitoraggio.

–         La scelta della classe in cui inserire l’alunno deve essere orientata solo in relazione all’età anagrafica. Questo è un orientamento che la scuola spesso non segue, soprattutto quando vi sono ingressi di bambini appena arrivati in Italia.

–         Potenziare l’insegnamento della lingua italiana come L2, prevedendo un impegno di risorse economiche ed umane da parte del Governo.

–         Interventi sistematici per il coinvolgimento e la partecipazione delle famiglie straniere alla vita della scuola.

–         Raccolta di informazioni più puntuali sull’esperienza scolastica precedente degli alunni immigrati.

–         Integrazione precoce a partire se possibile dagli asili nido e sicuramente dalla scuola materna. E’ pertanto necessario che tali servizi vengano rifinanziati a livello nazionale.