La Corte Costituzionale boccia il “fondo investimenti”

La Consulta ha accolto, con la sentenza 74/2018 il ricorso della Regione Veneto dichiarando la non legittimità costituzionale del fondo investimenti di Palazzo Chigi (15 miliardi spendibili entro il 2020) “nella parte in cui non richiede un’intesa con gli enti territoriali» sui decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che distribuiranno le risorse, nel caso in cui i settori destinatari rientrino nelle materie di competenze regionali; ciò in ossequio al principio di «leale collaborazione“, secondo il quale le opere ammesse al piano devono essere individuate previa intesa nella Conferenza Unificata Stato Regioni Città.

Per poter utilizzare le risorse stanziare sarà quindi necessaria l’intesa con le Regioni, le province ed i comuni, anche se “Il carattere plurisettoriale del fondo e l’eterogeneità degli investimenti da finanziare – afferma la Consulta – non consentono a questa Corte di precisare qui se l’intesa debba essere conclusa con la singola regione interessata o con una delle conferenze menzionate“.

Un primo DPCM, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 27 settembre 2017, ha ripartito i 46 miliardi stanziati dalla legge di bilancio 2017, mentre un secondo DPCM per ripartire i 36 miliardi stanziati dalla legge di bilancio 2018 ed è adesso al Consiglio di Stato dopo essere stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 22 febbraio 2018.

La Consulta ha specificato che la dichiarazione di illegittimità costituzionale “non produce effetti sui procedimenti in corso» qualora riguardino i diritti costituzionali delle persone” citando, ad esempio, gli interventi antisismici nelle scuole e l’eliminazione delle barriere architettoniche che, quindi, dovrebbero essere fatti salvi dagli effetti della sentenza.