Un’altro caso “scuola di Ribolla” ?

 Ancora non sappiamo come andrà a finire a Ribolla,   dove c’è la scuola che è stata chiusa dal Sindaco di Roccastrada, Francesco Limatola, dopo la sentenza della Corte di Cassazione 14 novembre 2017, in attesa del nuovo pronunciamento sulla effettiva pericolosità di un edificio il cui indice di vulnerabilità sismica non corrisponde a quello che le Norme Tecniche delle Costruzioni richiedono per i nuovi fabbricati, e già si presenta un nuovo caso.

Tutto, a Roccastrada, è iniziato con un esposto di un gruppo di cittadini, venuti a conoscenza degli esiti delle verifiche di vulnerabilità sismica commissionate dal Sindaco stesso.

Adesso, un caso analogo si sta verificando a Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro, dove quattro consiglieri comunali di minoranza hanno denunciato, alla Procura della Repubblica, il Sindaco  Domenico Savio Donato, reo a loro parere di non aver chiuso una scuola dopo aver conosciuto l’indice di vulnerabilità della scuola, anche in questo caso inferiore a quanto richiesto dalle Norme Tecniche delle Costruzioni per i nuovi fabbricati.

“La vicenda della scuola elementare di Chiaravalle è, a dir poco, surreale” dichiara il Sindaco “Partiamo da un presupposto: tutti gli edifici, pubblici e privati, costruiti nel secolo scorso, non rispettano in pieno le nuove normative che il legislatore ha recentemente pensato in tema di sicurezza antisismica. Una ovvietà. Tant’è che in Italia è stato censito un 95 per cento di scuole su cui intervenire e centinaia e centinaia di comuni calabresi hanno aderito al relativo bando regionale che finanzia i necessari lavori di adeguamento. Anche Chiaravalle ha partecipato, ed è in attesa di un contributo per la scuola elementare. Ora, questa che dovrebbe essere una notizia positiva, diventa motivo di una assurda e insensata polemica. Con evidente disonestà intellettuale si afferma che siccome c’è l’esigenza di un ammodernamento, allora la scuola è insicura e va chiusa! Quindi, dovrebbero chiudere il 95 per cento delle scuole italiane, insieme a centinaia e centinaia di edifici in Calabria.”.

In realtà, come ha ben chiarito l’ANCI in un recente documento la verifica di vulnerabilità sismica è obbligatoria ma non lo è l’intervento. La necessità di adeguamento sismico degli edifici e delle opere deve unicamente essere tenuta in considerazione nella redazione dei piani delle opere pubbliche, in relazione alle risorse disponibili.

Non a caso, nelle Norme Tecniche delle Costruzioni 2018 (punto 8.4.3) sono così definiti gli interventi in presenza dei quali l’adeguamento sismico è obbligatorio:

a) sopraelevare la costruzione;

b) ampliare la costruzione mediante opere ad essa strutturalmente connesse e tali da alterarne significativamente la risposta;

c) apportare variazioni di destinazione d’uso che comportino incrementi dei carichi globali verticali in fondazione superiori al 10%;

d) effettuare interventi strutturali volti a trasformare la costruzione mediante un insieme sistematico di opere che portino ad un sistema strutturale diverso dal precedente;

e) apportare modifiche di classe d’uso che conducano a costruzioni di classe III ad uso scolastico o di classe IV.

In assenza di tali interventi, l’adeguamento sismico non è obbligatorio.

La Corte di Cassazione, però, ha, per adesso, dimostrato di pensarla diversamente. Vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Certo è che questo potrà diventare un problema per la maggioranza degli edifici e quindi dei comuni italiani.