La scuola e i comuni non sono ancora vaccinati

Ma era davvero indispensabile rendere obbligatorie dieci vaccinazioni, quando nella maggioranza dei paesi occidentali le vaccinazioni sono solamente “raccomandate”? A questa domanda troveremo risposta nel giro di qualche anno quando conosceremo i dati della copertura vaccinale raggiunta e gli esiti di alcune ricerche oggi in corso.

Ed era davvero necessario far decorrere tale obbligatorietà a partire dal 10 settembre 2017, per gli utenti dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia, e dal 31 ottobre 2017, per gli utenti degli altri ordini e gradi di scuola? A questa domanda si può, invece, rispondere immediatamente affermando che le indicazioni di legge sulla decorrenza dell’obbligo e sulle sue modalità attuative sono sicuramente sbagliate.

E non sono le sole scelte incoerenti e illogiche contenute nel testo della legge. Elenchiamone alcune e vediamo cosa potrà accadere, nelle prossime settimane, in tutta Italia.

Innanzitutto si deve parlare della norma transitoria. La legge entrerà a regime dall’a.s. 2019/2020 e, da tale anno, i genitori non dovranno procurarsi né produrre alcuna certificazione né autodichiarazione. Le scuole invieranno gli elenchi degli alunni alle Asl che faranno tutti i controlli e prenderanno contatto con chi non è in regola, sollecitandolo a provvedere. Solo i nominativi di coloro che non si metteranno in regola saranno trasmessi, dalla Asl alla scuola, per gli adempimenti conseguenti.

Questo procedimento, come appena descritto, appare troppo logico e semplice, per non essere messo in discussione dal fatto che molte Regioni e molte Asl non erano pronte ad affrontare i compiti che sono loro affidati ed è così nasce la norma transitoria con la quale si dispone che, per gli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019, tutti i genitori (si parla di più di 5 milioni di famiglie, in pratica tutta Italia) debbano procurarsi dei certificati o delle auto dichiarazioni e debbano portarli alla scuola. Scuola che, senza possedere né le competenze né il personale, dovrà verificare “entro dieci giorni” e inviare alla Asl i nomi di chi non è in regola. Grande invenzione all’italiana! La burocrazia non è pronta? Se ne occuperanno direttamente i cittadini.

Un’altra questione è la previsione secondo la quale la regolarità della situazione vaccinale è diventata requisito d’accesso per il nido e l’infanzia ed è criterio per la formazione delle classi per gli altri ordini di scuola. A pochi giorni dall’inizio delle attività delle scuole e dei nidi e non era ancora chiaro se e come potrà essere attuata, in questo primo anno e poi anche nei successivi. Volendo applicarla alla lettera, pare che  si dovrebbe arrivare a marzo e rimandare a casa le bambine e i bambini “irregolari” già inseriti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, senza neppure attendere la fine dell’anno, e si dovrebbero “isolare” in un’unica classe, se possibile interamente di non vaccinati ma comunque in un’unica classe, tutte le alunne e gli alunni “irregolari” inseriti negli altri ordini di scuola. Viene da chiedersi: era davvero necessario arrivare a misure così drastiche, in un paese civile nel terzo millennio? Abbiamo già preso atto che siamo un popolo di immaturi e che è necessario, su questo tema, instaurare un clima da caccia alle streghe per ottenere un qualche risultato?

Un’ultima questione, ma l’analisi potrebbe non fermarsi qui, è la grande confusione che abbiamo osservato dall’inizio dell’anno scolastico aggi; periodo nel quale si sono susseguite iniziative locali di semplificazione (per tentare di mettere una toppa a una norma al momento inapplicabile) per cui non si capisce più chi deve fare cosa. Cinque regioni (Liguria, Piemonte, Marche, Umbria, Emilia Romagna) sono stati inviati a casa i certificati a tutti i genitori che, di conseguenza, hanno dovuto fare solo la coda alla scuola, per consegnarli assieme all’eventuale autocertificazione per i vaccini mancanti e alla prenotazione per effettuarli. La Toscana ha deciso di anticipare la legge e ha previsto che i genitori non devono fare proprio nulla, in quanto le scuole invieranno gli elenchi degli alunni alle Asl le quali controlleranno e, poi, contatteranno solo chi deve mettersi in regola. In tutte le altre regioni, per adesso, ci si mette in fila prima dall’Asl e poi alla scuola. Altro pastrocchio, attualmente in corso, riguarda l’immediata applicabilità, o meno, della previsione secondo la quale gli utenti non in regola del nido e della scuola dell’infanzia, devono essere allontanati dal servizio. Alcune regioni la interpretano così, come pare dire letteralmente la legge; altre hanno già detto che nel periodo transitorio non si applica. Esemplare il caso Lombardia, dove Regione e Comune si sono scontrati pubblicamente.

In questa situazione, a dir poco caotica, non sono poi molti, anche tra le principali testate, che evidenziano in modo critico quel che sta accadendo. Il clima che si è creato sui vaccini, verrebbe da dire, tende a produrre un certo silenzio/assenso anche nei mezzi di comunicazione.

Solo dalle scuole e dai comuni, si sono levate forti proteste: hanno denunciato l’ingestibilità della situazione tutti i sindacati della scuola e molti dirigenti scolastici, ricordando il dettato costituzione sul diritto allo studio, mentre, con non poco coraggio, il presidente dell’Anci ha detto apertamente: “Stiamo rischiando di mandare un intero paese a spasso a caccia di certificati” e cioè, avremo “cittadini costretti a pagare con il loro tempo le inefficienze e i ritardi di alcune pubbliche amministrazioni”.

Verrebbe da dire che, per nostra fortuna, le scuole e i comuni non sono ancora vaccinati alle irrazionalità di alcune scelte e riescono a rifiutare di starsene in silenzio, incuranti di qualche moderno rogo che potrebbe loro essere riservato.

Massimo Nutini, esperto in politiche dell’educazione, pubblica istruzione ed edilizia scolastica.