Leggere di più, si può

Il comma 318 della legge di bilancio 2018 istituisce, a decorrere dal 2018, un Fondo per la promozione del libro e della lettura.       La dotazione annua del fondo è di 4 milioni di euro, di cui una quota pari a 1 milione di euro annui è destinata alle biblioteche scolastiche. Il Fondo, gestito dal Centro per il libro e la lettura, sarà ripartito secondo modalità stabilite con apposito decreto del Mibact, di concerto con il Miur e con il Mef, da emanare il 31 marzo di ogni anno.

Da questa notizia, prontamente riportata nel sito di Scuolaincomune, nasce spontanea una domanda: i tre milioni di euro, destinati al Centro per il libro e la lettura del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, serviranno ad aumentare la predisposizione degli italiani alla lettura? Saranno destinati ai progetti e alle iniziative più promettenti in fatto di efficacia (ed efficienza)? E’ necessario chiedercelo perchè siamo un Paese che patisce un deficit di lettura oramai patologico, come mostrano gli ultimi dati Istat. I lettori di casa nostra sono il 40,5% della popolazione, ben al di sotto delle medie europee che variano dal 60 al 90%. La lettura è debole soprattutto al Sud e nelle aree socialmente fragili. La quota di italiani che hanno letto almeno un libro all’anno è scesa nell’arco di dodici mesi dal 42 al 40,5% (dato 2016). Anche i più giovani leggono di meno. Il 42% della popolazione italiana è analfabeta funzionale di primo livello e con ciò occupiamo l’ultimo posto in Europa nelle competenze di literacy (una ridotta capacità di comprendere ed utilizzare testi scritti e di riflettere su di essi). Anche le performance dei nostri studenti quindicenni restano inferiori alla media Ocse. Eppure siamo il Paese col record europeo di festival del libro. L’intera Penisola pullula di fiere dedicate ai libri, di saloni che inneggiano agli editori di tutte le taglie, di istituzioni che disseminano iniziative di ogni genere inneggiando alla lettura e ai buoni libri. Eppure tutto questo fervore non paga, anzi fa da sfondo ad un progressivo disamoramento degli italiani per la lettura. Basteranno i 3 milioni stanziati? E il milione destinato alle biblioteche scolastiche? Ne servirebbero tanti di più? O forse, più opportunamente, si dovrebbe iniziare comunque col guardarsi attorno per selezionare gli interventi che assicurano risultati attendibili, accertabili. Una scelta che richiede a monte l’adozione di un sistema di misura capace di valutare gli interventi  in termini di efficienza ed efficacia. Non andiamo ad inventarci sempre nuove cose, guardiamo alle iniziative già presenti e sperimentate che meritano di essere sostenute e generalizzate.

Guardiamo a Nati per Leggere (http://www.natiperleggere.it), alle sue iniziative, al prestito dei libri a casa ecc. e ai buoni risultati che si ottengono laddove il progetto viene portato avanti con continuità, e in collaborazione con le famiglie, da nidi e scuole dell’infanzia nel corso dei primi cinque anni di vita dei bambini. E allora perché non promuovere davvero Nati per Leggere e farlo entrare, dall’ingresso principale, in tutti i nidi e le scuole dell’infanzia del nostro Paese, coinvolgendo in tal modo un milione e ottocentomila bambini con le loro famiglie? Che si provi a partire dal basso, dai primi anni di vita, sostenendo le competenze dei genitori, incentivando le insegnanti in modo da gettare le prime, e spesso le più solide basi, per promuovere il piacere e la motivazione al leggere. Immaginiamo l’impatto che potrebbe avere un’operazione in cui quasi due milioni di bambini, nei fine settimana e per i diversi anni di frequenza dei servizi per l’infanzia, si fanno accompagnare a casa da un libro per leggerlo insieme ai genitori. E si cerchi di immaginare una continuazione di tale esperienza, con gli aggiustamenti del caso, nella scuola primaria, per consolidare quanto  è stato fatto negli anni precedenti e per sostenere la passione per la lettura nell’età in cui i bambini diventano lettori autonomi. Stiamo parlando di milioni di bambini, di insegnanti, di genitori che, in un progetto condiviso, potrebbero operare per promuovere la lettura, con un approccio che restituisce ai libri la loro intrinseca capacità di incontrare la curiosità e l’interesse dei bambini e di costituire dei mediatori preziosi nel loro rapporto con gli adulti e la cultura nelle sue diverse manifestazioni. Che si provi a scommettere, concentrando le risorse pubbliche su ciò che può garantire buoni risultati nel tempo, anziché disseminarle tra le tante promesse di breve periodo che si agitano in giro per la penisola.

Giovanni Faedi